Diario di un curato di campagna by George Bernanos

Diario di un curato di campagna by George Bernanos

autore:George Bernanos
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Letteratura francese,
editore: Mondadori
pubblicato: 1965-10-02T16:00:00+00:00


Con il primo pretesto che m’è venuto in mente — il pagamento del servizio che la signora contessa fa celebrare ogni semestre per i morti della sua famiglia — stamane sono andato al castello. La mia agitazione era cosi grande che all’entrata del parco mi sono fermato a lungo per guardare il vecchio giardiniere Clodoveo che affastellava legna morta come il solito. La sua calma mi faceva bene.

Il domestico ha tardato qualche momento; ed io mi son ricordato bruscamente, con terrore, che la signora contessa aveva pagato il suo conto il mese scorso. Che cosa dire; Attraverso la porta semiaperta vedevo la tavola, preparata per la colazione mattutina, che da poco, senza dubbio, era stata lasciata. Volli contare le tazze, ma le cifre s’imbrogliavano nella mia testa. All’ingresso del salotto, la signora contessa mi guardava — da qualche momento — coi suoi occhi miopi. Mi sembra che abbia scrollato le spalle, ma senza cattiveria. Ciò poteva significare: “Povero ragazzo! Sempre lo stesso, non lo si cambierà...” o qualcosa di molto simile.

Siamo entrati in una stanzetta che è dopo la sala da ricevere. M’ha indicato una seggiola, io non la vedevo, ha finito con lo spingerla lei stessa sino a me. La mia viltà m’ha fatto vergogna. « Vengo a parlarvi della signorina vostra figlia » ho detto.

C’è stato un momento di silenzio. Certo, fra tutte le creature su cui veglia giorno e notte la dolce provvidenza di Dio, certo io ero una delle più derelitte, delle più miserabili. Ma ogni amor proprio in me era come morto. La signora contessa ha cessato di sorridere. « Vi ascolto » ha detto; « parlate senza timore; credo di saperla più lunga di voi su quella povera bambina. » « Signora » ho continuato « il buon Dio conosce il segreto delle anime, solo lui lo conosce. I più chiaroveggenti si possono ingannare. » « E voi’ » Fingeva di attizzare il fuoco con attenzione appassionata. « Voi, vi mettete tra i chiaroveggenti; » Forse voleva ferirmi. Ma in quel momento ero ben incapace di risentire qualunque offesa. Ciò che di solito la vince, in me, è il sentimento dell’impotenza di tutti noi, del nostro invincibile accecamento; e quel sentimento era allora più forte che mai, era come una morsa che mi stringesse il cuore. « Signora », ho detto, « per quanto la ricchezza o la nascita ci abbiano posto in alto, siamo sempre i servitori di qualcuno. Io, sono il servitore di tutti. E servitore è una parola anche troppo nobile per un disgraziato pretino come sono io: dovrei dire la cosa di tutti, o ancor meno, se a Dio piace. » « Si può esser meno di una cosa? » « Ci sono dei rifiuti, delle cose che si buttan via, non potendosene servire. E se, per esempio, dai miei superiori io venissi riconosciuto incapace di reggere la modesta carica che m’hanno assegnata, sarei una cosa da buttar via. » « Con una simile opinione di voi stesso, vi trovo molto imprudente a pretendere.



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